martedì 12 luglio 2011

Assignment 6

Quanta poesia sulla ricerca!!

... sull’uomo che come un eroe viaggia alla ricerca di tesori, libri, paesi perduti … che poi non sono che simboli per dire che cerca se stesso.


La ricerca narrata nella poesia, nei libri d’avventura, in filosofia, è come imbevuta di un fascino intenso, parlatene  e susciterete interesse, curiosità, perché quel tipo di ricerca è fatto della stessa materia di cui è fatta la ricerca che silenziosa scava e vive nell’anima di tutti noi.


Parlate di ricerca scientifica e sarà diverso.


Da tanti è percepita come qualcosa di distante dall’uomo. Utile, utilissima, ma fatta di una materia diversa dalla vita. Che comunica in un linguaggio diverso da quello dell’anima.
Ebbene è vero, la ricerca scientifica non parla servendosi di simboli ed emozioni, questo però non deve illuderci che il substrato su cui si muove sia pura realtà, o, meglio, pura oggettività.
Non lo è non perché non sia reale un corpo, un materiale, o un campo elettromagnetico, ma semplicemente perché non avendo una conoscenza totale di quel corpo, di quel materiale, di quel campo elettromagnetico, ne abbiamo un’ immagine nostra, più o meno vicina al reale, ma comunque non l’immagine oggettiva dell’oggetto quale esso è.
Come si fa, allora, partendo da questa nostra umana intrinseca debolezza ad andare avanti nella ricerca, ad avvicinarci sempre di più a quell’irraggiungibile, utopica verità? … o, quantomeno, utilità visto che poi sempre di più si ricerca a scopi pratici più che puramente teorici?
Si parla tanto di metodo scientifico, e questo è giusto. E’ un tema importantissimo, e complesso.
Molto più ovvio, apparentemente, è dire che gli scienziati, per fare nuove scoperte, devono avere la possibilità di accedere agli studi precedentemente svolti sugli ambiti di loro interesse.
Pare una cosa semplice … ma ormai le conoscenze sono così vaste che anche quest’operazione, di per sé meccanica e facile, diventa di un’incredibile complessità, soprattutto se per accedere alle fonti ci sono dei paletti economici.
Relativamente a questo fatto vorrei citare un passo della lettera del settembre 2008 firmata da 33 premi nobel e indirizzata al congresso americano in cui si afferma l’importanza dell’accesso libero alla letteratura scientifica, tema che è di una rilevanza infinita: come si può infatti scoprire il nuovo se non si ha la possibilità di aver ben chiaro fin dove arriva il “vecchio”?
"La letteratura scientifica è la nostra eredità comune. È frutto del faticoso lavoro di centinaia di migliaia di ricercatori e i risultati che documenta sono essenziali per il progresso della scienza(...)Una piccola scoperta in un campo, combinata con una seconda scoperta in qualche altro campo, completamente scollegato dal primo, spesso scatena quel’”Eureka” che dà vita a un clamoroso avanzamento. L’accesso pubblico rende questo possibile.”


Questo problema della reperibiltà delle fonti mi interessa particolarmente perchè anch’io, nel mio piccolo di studentessa del primo anno di medicina, mi imbatto spesso nella difficoltà di trovare le fonti che parlano di ciò che m’interessa da un punto di vista scientifico … per questo sono contenta del fatto che noi studenti abbiamo la possibilità di usare il proxy della rete universitaria in modo da poter accedere anche dall’esterno ai periodici per i quali l’ateneo ha acquistato l’abbonamento. Credo che questa sia una bellissima opportunità che ci viene offerta!
Certo, resta il fatto che non possiamo leggere qualsiasi articolo si voglia ma solo quelli per i quali l’università ha pagato, e che quindi di fatto non c’è un reale accesso pubblico alle fonti, ad ogni modo credo che questo sia un importante primo passo sul quale  in futuro si potrà lavorare.


Sempre riguardo alla lettera inviata dai premi nobel volevo mettere in evidenza il fatto che vi si dice che l’accesso pubblico alle fonti è fondamentale per poter mettere insieme il lavoro faticoso di centinaia di migliaia di ricercatori, e che solo da quest’unione, dall’unione di tante piccole scoperte, potrà scaturire l’eureka, il grido di una grande scoperta.
Ecco ciò che mi colpisce è che ne emerge una immagine del "genio", dell'innovatore, totalmente nuova: ad esclamare eureka infatti non è il singolo, ma un coro di voci, un coro di piccole scoperte di scienziati che pur distanti devono lavorare insieme. E devono svolgere accuratamente, con correttezza, il loro lavoro.


A questo proposito cito l’articolo dell’Economist “Publish and be wrong”, in cui si sottolinea l’importanza del fatto che siano pubblicati e resi facilmente accessibili soprattutto i lavori svolti con accuratezza, indipendentemente dal risultato cui essi pervengono. Soltanto così infatti la comunità scientifica potrà realmente arricchirsi, avendo a disposizione tanti piccoli elementi di altissimo livello da poter unire in un unico grande risultato. In quest’articolo fra l'altro viene anche fatta un’accusa relativamente al fatto che spesso invece le riviste più importanti pubblicano le ricerche i cui risultati sono più “hot”, ma spesso, proprio per questo, sono sbagliati, mentre i lavori svolti con più accuratezza, ma meno d’impatto, sono invece relegati a riviste più sconosciute … insomma in quest’articolo si legge che le dinamiche economiche che stanno dietro alle pubblicazioni scientifiche tendono a privilegiare il romantico eureka del genio solitario piuttosto che quello più realistico e moderno gridato dalla comunità scientifica nella sua globalità. Un eureka che arriva più lentamente, forse, con meno sorprese, ma che porta a un risultato più definitivo.


E’ leggendo articoli come questo o come “signs of the times” (sempre dell’economist, vi si parla del fatto  che è importante rendersi conto di quali sono i criteri in base ai quali sono stati svolti gli studi scientifici che stiamo leggendo) che ci accorgiamo di che cosa significa dire che il campo in cui si muovono le scienze, tutte le scienze, non è fatto di oggettività: significa che nelle maglie della nostra rete conoscitiva possono scavarsi uno spazio miriadi di punti di vista che possono distorcere a dismisura la nostra rete fino a renderla assai distante da ciò che essa è in realtà. Per questo è fondamentale avere a disposizione il maggior numero possibile di fonti, ed imparare ad usarle sapientemente …





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